lunedì 17 dicembre 2012

VIAGGI DI NATALE



Dicembre... Arriva la neve... e il freddo siberiano...

E poi NATALE...

Tutti gli anni in questo periodo la maggior parte delle persone si dedica alla ricerca dei doni...
Ma questo è un anno particolare e tutti si concentreranno sulla festa in famiglia, per godere degli affetti...
E aggregazione sarà il leit motiv di quest'anno.
L'immaginario collettivo in questo periodo pensa alle serate intorno al fuoco, a bere qualcosa con gli amici, magari nella grolla (tipica valdostana), ai racconti fiabeschi di Grimm (magari per i più piccini)...
E vengono alla mente immagini di montagne di ghiaccio, distese bianche, di un candore che abbaglia, e poi quando si parla con i bambini non c'è adulto che non abbia menzionato almeno una volta il laboratorio di Babbo Natale. In quale paese si trova questo fantastico laboratorio di giocattoli?

Ma in LAPPONIA naturalmente...



SAPMI, è il nome in lingua Sami di questa regione che comprende Norvegia, Svezia, Finlandia e la penisola di Kola in Russia.
Il suo fascino è unico....Basta pensare a quelle lunghe giornate, scure come la notte, perchè durante l’inverno il sole non sorge, si ferma al di sotto dell’orizzonte, quasi giocasse a nascondino... Il paesaggio illuminato quasi magicamente dalla neve, dalle stelle e dalla luna piena, assume un aspetto fiabesco, quasi gotico.
Ed è bello immaginare la vigilia di Natale in questi luoghi, dove regna il silenzio, rotto forse dallo scampanellio di qualche collare di animali... Dalle corse delle renne... Dove le mille lucine che provengono dalle finestre rimandano nell'immaginario collettivo un Presepe...
Nessuno ha troppa voglia di uscire di casa, come dargli torto con temperature che oscillano fra i - 40° e i - 15°.
Ma non è tutto... Musei che raccontano la storia dei Sami e piccole botteghe artigianali dove trovare tipicità e cose particolari, sia come souvenir che per assaggiare.
E per gli spostamenti? Non c'è nulla meglio di una slitta....





sabato 17 novembre 2012

DESTINAZIONI EMERGENTI: TORINO - ITALIA


http://www.tripadvisor.it/TravelersChoice-DestinationsontheRise

Che cos'è?
Una pagina da leggere!!!!!!!!!!!

DA NON PERDERE:


Da non perdere

domenica 21 ottobre 2012

MADRID




Dall'Argentina, torniamo in Europa, in un paese latino, dove si parla spagnolo...


Naturalmente, la Spagna... Dove faremo un vero e proprio tour. Fermandoci un po' qui e un po' la.... Partiremo da Madrid. Dal suo aereoporto, per la precisione Barajas, che si trova a 12 chilometri dal centro di Madrid. Grazie alla metropolitana, in circa 20 minuti potete raggiungere Puerta del Sol. Barajas è anche il maggior aereoporto con voli a destinazione America Latina dall'Europa.

Puerta del Sol è il luogo d'incontro, commercio, vita culturale e notturna più famoso di Madrid. E’ il chilometro 0 della rete stradale spagnola. Puerta del Sol, caratterizzata dall’orologio che batte i 12 rintocchi della mezzanotte di San Silvestro in uno dei riti più sentiti in Spagna (mangiare i dodici chicchi di uva al rintocco della mezzanotte), è il fulcro dei festeggiamenti di Capodanno.

A pochi metri troviamo Calle Mayor e Plaza Mayor. La piazza è porticata a pianta rettangolare, 129 metri per 94, chiusa nel suo perimetro da edifici a tre piani. Nove porte di accesso, delle quali la più conosciuta è l'Arco de Cuchilleros. Al centro del lato nord della piazza c'è la Casa de la Panadería e di fronte, si trova la Casa de la Carniceria. Al centro della piazza, si staglia la statua equestre di Felipe II.


Se pensiamo a Madrid le domande che ci poniamo sono molte. Come si vive oggi?


Esiste ancora la movida? No è soltanto un vecchio mito. Però Madrid continua a vivere di giorno e di notte. Ci sono i giorni “giusti” per frequentare i locali, i giorni per le cene a casa con gli amici, e le sere per “la cota”, una moda sempre più diffusa fra le persone fra i 30 ed i 50 anni: una sorta di degustazione di cibo e vino, dove ciascun partecipante porta qualcosa. Il che in tempo di crisi ha un valore aggiunto notevole, permette alle persone di continuare a ritrovarsi e di spendere poco. Ma quali sono i locali di tendenza? Uno dei più interessanti continua ad essere il Baroc, ma non è l’unico. Eppoi c'è il Tablao, dove gli aficionades vanno molte sere per vedere la star del momento, di cui don Manuel, il titolare, va molto fiero. Dove? Al Corral de la Moreria, nel centro storico di Madrid, vicino alla cattedrale dell'Almudena. Lì si mangia al ritmo del Flamenco, buon cibo ed ottimo vino.


La Cattedrale dell'Almudena, è sede dell'Arcidiocesi di Madrid. L'inizio della sua edificazione risale al1883. Fu consacrata da Giovanni Paolo II nel 1993 e si trova nella Piazza dell'Armeria, di fronte al Palazzo Reale. Quest'ultimo, residenza ufficiale dei reali di Spagna, è il palazzo reale più grande d'Europa. Edificato nel 1735, sulle rovine dell'Alcazar, distrutto nel XVII secolo da un incendio si estende su 135.000 metri quadrati, con 3418 stanze, utilizzate solo per motivi ufficiali (Il palazzo privato dei Re di Spagna è la Zarzuela).


Madrid è anche ristoranti, tantissimi e per tutte le tasche, a partire da quelli dove si mangia “a la barra” per arrivare a quelli con tovaglie di lino, posate d’argento e piatti di porcellana con un impeccabile servizio.

E del Prado che dire? Pinacoteca tra le più importanti del mondo... Tra le sue mura sono racchiuse opere di Botticelli, Caravaggio, El Greco, Goya, Mantegna, Raffaello, Rembrandt, Rubens, Velasquez... Per gli appassionati di arte passeggiare nelle stanze del Prado, respirare l'aria delle opere che ci si ferma ad ammirare e giungere alle proprie conclusioni, è una delle esperienze più straordinarie che si possa immaginare; ma altrettanto per chi non è appassionato di arte è un'esperienza sorprendente... Non dico che chi esce dal Prado decida di diventare pittore, ma una certa suggestione l'accompagnerà per un po'....



E gli under 25 che fanno? Si ritrovano nelle piazze, per la precisione in alcune piazze, dove chiacchierano, mandano sms a mezza Madrid e si preparano il “botellon”, un cocktail fai-da-te micidiale, superalcolico. Mentre, altri, più sportivi, in altre piazze, con monumenti e sculture adatte allo scopo si allenano con lo skate-board.


Madrid è cambiata, è una metropoli moderna, ma conserva ancora il suo fascino “caliente”, solo lo propone in un modo nuovo....

martedì 16 ottobre 2012

ARGENTINA

               Potrei raccontarvi molte cose di un luogo.... I monumenti, le vie, le chiese, le piazze, i locali, i
               ristoranti...
               Ma credo che la gente descriva meglio un luogo, per come vive nel quotidiano, per come veste,
               per le abitudini.... Tant'è  che per me il viaggio inizia non appena chiudo la porta di casa dietro
               le spalle...

Infatti, il viaggio che mi aspetta incomincia già all’aereoporto, non è il solito viaggio da turista. Parto per l’Argentina, in compagnia di una suora che da trentanni è missionaria laggiù e che ormai si sente quasi più “una del posto” che italiana. Lei conosce molto bene quel territorio di grandi contraddizioni, e soprattutto, conosce la gente e la vita vera. E attraverso lei, spero anche io di poter conoscere un po’ di più questo paese. So che non soggiornerò in alberghi lussuosi delle grandi catene internazionali, ma nelle missioni, dove il comfort è ridotto all’osso, ma il contatto con la gente è molto diretto. Quando scendiamo dall’aereo, dopo quasi quattordici ore di volo, sento quella strana sensazione che mi prende ogni volta all’arrivo in un paese straniero, la voglia di conoscere, la percezione dei colori, che mi sembrano più vividi, gli odori ed i profumi che avverto in tutta la loro intensità. E ancora più forte sento il desiderio di iniziare il nuovo viaggio, per conoscere, per vedere, per catturare con gli occhi quanto più mi è possibile. Fuori, nel parcheggio, ci aspetta il Padre  missionario con la Jeep, che ci porterà fino a Palo Santo, una missione sperduta nella provincia di Formosa, che si trova quasi al confine con il Paraguay. Il viaggio è già cominciato. Padre Nacho, ci porta al convento delle missionarie della Consolata, dove pranziamo e dove torneremo per passare la notte; dopo, il pasto mi chiede se voglio vedere un po’ Buenos Aires. Così,  ci dirigiamo in Avenida   9 de Julio, attorno a cui gravita il cuore pulsante della città. E’ impressionante il traffico, con una ressa selvaggia di automezzi, dove i coletivos e i taxi dai tetti gialli e neri saettano come fulmini; un andirivieni di persone, credo di tutte le razze, quasi ti risucchia nella sua scia e le vetrine, colorate, con esposti oggetti del genere più svariato ti affascinano con uno strano richiamo. Ma, la Buenos Aires che il Padre vuole mostrarmi è un’altra, quella più povera, dove i bambini, troppo spesso, sono lasciati da soli, a badare a sé stessi ed ai fratelli più piccoli. Dopo questo giro, la voglia di conoscere della turista se ne è andata, che cosa abbia preso il suo posto è difficile da dire. Ma, il religioso capisce il mio stato d’animo e mi porta a vedere la parte moderna della città, e poi, ci spostiamo a San Telmo,  un quartiere bohemien, frequentato da artisti ed intellettuali, pieno di negozi di antiquari che durante la siesta animano la plaza Dorrego. San Telmo è la sintesi storica della città dal 1700 ad oggi.  La giornata è stata intensa e la stanchezza comincia a farsi sentire, così mi riaccompagna al convento, dove tornerà a prendere me e la suora, la mattina successiva alle 4.30.  La tabella di marcia prevede una visita a Rosario, e dobbiamo riuscire a raggiungere la missione, dove ci fermeremo a dormire, prima che faccia buio, perché le strade sono pazzesche, delle piste incredibili, dove bisogna essere dei “vaschi” per non spaccare la macchina, o se stessi, inoltre, l’illuminazione fuori dall’abitato è scarsa o assente del tutto. Ma tutto questo è il viaggio che cercavo. Quando arriviamo alla missione è quasi buio, ci stanno aspettando e per l’occasione hanno preparato un “churrasco”, una sorta di grigliata, ma più folkloristica, gli spiedini, sono sostituiti da bastoni appuntiti, dove è stata infilata la carne, che sta cuocendo sul fuoco acceso nel cortile della missione. Le donne del posto hanno preparato del pane e l’acqua è stata depurata con le pastiglie che sanno di cloro. I bambini, una miriade, fanno festa, ridono e scherzano, e i ragazzi più grandi si sono organizzati per fare un po’ di musica, con dei bidoni, con delle latte, un paio di ragazzi hanno le chitarre e uno di loro ha un clarinetto che gli è stato regalato da un turista di passaggio. Donne, bambini, e pochissimi uomini. Salta agli occhi. Lavorano tutti fuori? No, non tutti. Alcuni si, sono costretti, a spostarsi per cercare lavoro, così lasciano le famiglie ed ogni tanto ricompaiono; molti altri, invece, hanno messo su famiglia, e poi sono andati via per cercare lavoro e non sono più tornati, così, molte ragazze si sono trovate da sole a dover sbarcare il lunario, magari con un figlio o due che non sanno come mantenere; in alcuni casi, al primo compagno ne è succeduto un secondo, poi un terzo, e ciascuno ha lasciato alla ragazza un figlio per ricordo. Ripartiamo dopo tre giorni, Padre Nacho passa in visita le missioni una volta al mese, per portare la posta ai religiosi, per sapere come vanno le cose, e se ci sono problemi urgenti da sbrigare. Oggi, la direzione è Santa Fe, dove faremo un’altra tappa. Costeggiamo il Paranà, dove il Chaco, il vasto bassopiano attraversato da fiumi dal corso lento e coperto da una prateria sparsa di arbusti, sembra aspettarci indolente. Tutto sembra svolgersi in un tempo rallentato, come un sogno ad occhi aperti, avvolti dal clima subtropicale. Il giorno successivo attraversiamo il Paranà e ci troviamo nella regione chiamata Entre Rios o Mesopotamia argentina, dove ci aspetta la foresta tropicale, lussureggiante, immensa. Grandi spazi dove non c’è una casa, dove può anche succedere di non incontrare anima viva, per fortuna, nemmeno morta. Qui, inizia un secondo viaggio, più spirituale, dove è possibile guardarsi dentro con più lucidità, dove il mondo che ti circonda ti stimola all’introspezione e contemporaneamente ti fa sentire parte di tutto ciò. Incomincio a capire dove possa avere origine la serenità che leggo negli occhi puri dei missionari, che passano in mezzo al dolore lo alleviano, lo condividono lo sopportano con dignità, e non ne diventano schiavi. In questo posto, è più facile avvicinarsi all’uomo, in generale ed a sé stessi in particolare. Il viaggio termina qualche giorno dopo a Palo Santo, in questa piccola missione sperduta nella frontiera argentina, dove le ragazze del posto, istruite dalle suore missionarie, stanno diventando infermiere, di cui c’è tanto bisogno, dato che il dottore passa solo una volta alla settimana, sarte, cuoche, alcune anche suore. Me gusta quedarme aqui, aun yo sepa que el momento de volver llegarà demasiado pronto!



lunedì 24 settembre 2012

NEL DESERTO NON NASCONO FIORI







Non scrivo da un po'... vero, ma quando si è in giro si tende a vivere appieno i luoghi che si visitano, per cui il tempo per aggiornare il blog si riduce. Anche perchè non sempre si trova la connessione internet.... Nel deserto, per esempio, si vivono esperienze incredibili e il tempo perde


il suo valore abituale. Quello è un luogo che ti trasporta in una dimensione surreale... Non esistono più confini, ma solo cielo e terra a perdita d'occhio. Una grande distesa dorata o rossa, talvolta interrotta da onde, da colline... fatte di sabbia! E poi quando scende la notte... Il cielo è di un blu intenso illuminato dal chiarore delle stelle e se lo osservi intensamente (tanto non puoi farne a meno), noti questa cupola ogivale infinita e dai spazio ai tuoi pensieri che volano in libertà...


In una di quelle notti è nato questo racconto...





NEL DESERTO NON NASCONO FIORI


“Perché piangi, piccola?”, chiese la nonna,


“Piango perché ho paura”, rispose Fadwa,


“Perché hai paura?”, insistette la nonna, ma Fadwa non rispose e continuò a piangere lacrime silenziose che scorrevano sulle sue giovani guance di adolescente.


Accoccolata su un masso Fadwa continuava a fissare tristemente l’orizzonte che si perdeva nel deserto del Negev.


Amava sedere in quel luogo, da lì poteva vedere una parte più ampia del piccolo mondo che si muoveva a Beer Sheva, la piccola cittadina, dove si racconta che vengano parlati almeno una settantina di idiomi, talmente tante sono le etnie che ci vivono.


In quel lembo di terra, vivono arabi ed israeliani, ma purtroppo la loro convivenza non è pacifica.


La nonna, si era fermata poco lontano, e pensierosa osservava la nipote. Salwa, questo era il nome dell’anziana donna, cercava di capire cosa stesse succedendo alla nipote che non aveva mai visto così prostrata. Poi, con fare lento si incamminò verso la loro casa, con una tristezza pesante che le si aggrappava addosso ad ogni passo che faceva. Intuiva e temeva. Ma tacque.


Rientrò in casa e andò ad occuparsi delle faccende domestiche che incombevano sulle donne della famiglia, sua nuora Yusra, stava preparando le verdure che avrebbero mangiato a cena, mentre l’altra nipote, Selma, già sedicenne, stava aiutando la madre. Salwa, si occupò della carne, che iniziò a tagliare e speziare per poi cuocerla. Nessuna delle donne parlò. Lavoravano in silenzio,

alacremente, come se ciascuna tentasse di non pensare. A tante cose, a troppe cose. Restarono in silenzio, finché Fadwa rientrò. Sua madre, Yusra, la osservò con un’intensità particolare, nella semioscurità della casa, interrotta dal filtrare dei raggi solari che la porta ancora semiaperta lasciava filtrare, poi rivolgendosi a sua suocera, disse “Non trovi che ogni anno che passa assomiglia sempre più a Farida?”, Salwa si limitò a lanciarle un’occhiata infastidita e non rispose. Il suo non era vero fastidio, ma il tentativo di scacciare un dolore che ancora le lancinava le carni. Farida era la sua figlia più piccola. La più bella. La più dolce. Sorrideva sempre. L’anziana donna ricordò il suo viso angelico, che tale le era apparso fin dalla sua nascita. Fu per questo che le imposero il nome di Farida, che significa Perla Rara. Ma non voleva inabissarsi nel ricordo doloroso di quella sua figlia sfortunata. Quasi con rabbia piantò il coltello nella carne che stava preparando, spaventando la nuora e la nipote più grande. Entrambe capirono che pronunciare il nome della sua figlia perduta aveva provocato nuovo dolore a Salwa. Fadwa si avvicinò alle altre donne e si mise ad aiutare. Essendo la più piccola le toccavano le incombenze di minor importanza, come svuotare i secchi, pulire i ripiani dove erano stati accumulati gli scarti delle verdure, le bucce della frutta, e i rimasugli della carne. Ma a lei non importava, aveva buon carattere e non si adombrava mai. Ultimamente, però, sembrava vivere sospesa a metà fra il cielo e la terra, come prigioniera di pensieri lontani, incomprensibili alla madre ed alla sorella, ma temibili per la nonna, che percepiva qualcosa di negativo. Però, taceva.


Selma aveva voglia di scherzare. E canzonò la sorella, con una battuta antica, che quasi sempre coglie nel segno.


“Fadwa è innamorata!”, disse ridacchiando per vedere la reazione della sorella, che reagì in modo strano. Non ribatté nulla e gli occhi le si riempirono di lacrime. Il turbamento della nipote non lasciò indifferente nessuno, men che meno la nonna.


Salwa non disse nulla, ma seguì con la coda dell’occhio ogni piccolo gesto di Fadwa. Con il passare dei minuti l’anziana donna sentiva incombere su loro un pericolo oscuro e minaccioso. Ma tacque. Nessuna parlò, ne fece menzione dell’accaduto quando rientrarono gli uomini. Il padre ed i fratelli di Fadwa tornavano dal lavoro nel bazar, dove da anni la loro famiglia traeva sostentamento. Prima di loro il padre del padre e così via. Questa fortunata attività aveva permesso loro di vivere abbastanza bene, di predisporre una buona dote per le figlie che ben presto sarebbero andate spose di giovani scelti con cura dalla famiglia.


Durante la cena gli uomini parlarono di affari e commentarono i fatti del giorno. Non c’era un gran ché di cui parlare in quello sperduto angolo di mondo.


Le donne ascoltavano dal loro angolo, perché naturalmente, potevano solo servire gli uomini, ma non sedersi a tavola con loro, né tantomeno esprimere le loro opinioni.


Quando gli uomini si spostarono a fumare il narghilè le donne sistemarono la cucina ed andarono a dormire. Fu in quel momento che Salwa chiamò la nipote, accusando dei dolori alla schiena e chiedendole aiuto per andare a letto. Quando furono sole nella stanza dell’anziana donna, Fadwa capì che la nonna voleva parlare con lei da sola. Non fu sorpresa quando Salwa le domandò chi fosse il ragazzo di cui si era innamorata. Nemmeno la nonna si sorprese nel sentire la risposta… Purtroppo lei questa storia l’aveva intuita, perché la conosceva già. Fadwa si sentì sollevata nel confidare la verità a sua nonna “Lo amo! Capisci? Lo amo!”,


“Piccola mia, è un errore e tu lo sai. Tuo padre ed i tuoi fratelli non acconsentiranno mai. E nel caso impossibile che la tua famiglia possa accettare, la sua non ti accetterà mai. Lui è un soldato israeliano e tu una piccola ragazza araba”, spiegò Salwa,


“Lui mi ama, nonna. Ne abbiamo parlato. Lo sappiamo. Ma non ci importa. Noi ci amiamo e non possiamo farne a meno”, disse risoluta Fadwa,


“Ascolta almeno quanto ho da dirti, piccola mia”,


“Si, nonna, ti ascolto”, disse tristemente Fadwa,


“Ti racconterò qualcosa che è successo tanto tempo fa. E’ parte della storia della nostra famiglia. Io ero molto più giovane ed avevo ancora quattro dei miei sei figli. Dei miei figli è sopravvissuto solo tuo padre. Due maschi morirono prima di compiere i dieci anni, durante la Guerra dei Sei Giorni. L’altro figlio morì combattendo per la causa Palestinese. Aveva vent’anni. Halima, tua zia si sposò a quattordici anni e morì di parto l’anno successivo. Farida la mia figlia più piccola mi leniva le ferite e mi scaldava il cuore con il suo sorriso luminoso… Tu le assomigli molto… Pregavo perché lei vivesse e potesse essere felice, ma non fu così….”, Salwa interruppe il racconto perché il dolore le attanagliava la gola e le impediva di continuare,


“Continua nonna, ti prego”, la invitò con dolcezza Fadwa,


“Erano anni terribili. Sono anni terribili. Sembra che tutto sia rimasto uguale, ma solo le facce sono cambiate… Farida, tua zia, la più giovane delle mie figlie, cresceva bene e diventava sempre più bella. Raggiunse l’età da marito. Aveva quattordici anni e mio marito, tuo nonno, per lei aveva scelto un giovane del paese. Un ragazzo che discendeva da una famiglia onorata e rispettata. Venne concordato il matrimonio e iniziammo a predisporre i preparativi. Lei sembrava indifferente, disinteressata. Io stessa non ne capivo la ragione. Finché una notte, Aasim, tuo padre di un anno maggiore di lei, scoprì che non era nel suo letto a dormire. Venne da me… Perché anche lui amava profondamente Farida e se avesse chiamato tuo nonno, lei sarebbe stata perduta. Non sapevamo cosa pensare, né cosa fare. Aspettammo e quando lei tornò non sapevamo se sentirci sollevati o disperati. Un comportamento del genere aveva gettato il disonore sulla nostra famiglia. Oltre a noi due chi altri sapeva? Fu lei stessa a dircelo. Si era incontrata con Amos, il suo grande amore. Non poteva vivere senza di lui. E nemmeno lui senza lei. Parlammo a lungo quella notte cercando di convincerla dell’errore in cui era caduta. Non sentiva ragioni. Non avrebbe mai rinunciato ad Amos…. Non potemmo aiutarla. Le lasciammo un paio di giorni per riflettere e poi avremmo messo al corrente mio marito… Quello fu un errore tragico che non potrò mai perdonarmi…. La notte successiva, Farida, uscì dalla nostra casa, per andare ad incontrarsi con il suo amante israeliano… Fu l’ultima volta che la vidi… Perché….”, Salwa scoppiò a piangere e nemmeno la nipote riusciva a calmarla, né con le parole né con i gesti affettuosi. Pianse quasi fino allo stordimento prima di continuare il racconto.


“Nonna, vuoi raccontarmelo un’altra volta?”,


“No. Ora. Non posso perdere altro tempo. Devi ascoltarmi! Quando Farida uscì per l’ultima volta dalla porta di questa stessa casa per andare ad incontrare Amos, sorrideva con quel suo sorriso luminoso. Era felice, perché pensava di volare dal suo amore. Andò da lui, ma qualcuno la seguì. Li sorpresero insieme e li ammazzarono…. Sento ancora echeggiare gli spari nell’aria… Ogni notte quando salgo in questa stanza… Qualcuno, non si è mai saputo chi, li aveva scoperti ed aveva deciso di lavare l’onta con il sangue…”,


“Qualcuno, chi? Il nonno, per forza… E tu?”,


“Io ero solo una povera donna. Non dobbiamo dimenticare che siamo soltanto donne…”.


Fadwa, da tempo aveva intuito la storia che la nonna le aveva raccontato quella notte e molte volte si era chiesta come avrebbe reagito la sua famiglia. Si era risposta che lo avrebbe scoperto il giorno in cui sarebbe fuggita con Rabi…


Quando la nonna ebbe terminato il racconto della vita della povera Farida, Fadwa cercò di rassicurarla e le promise che avrebbe riflettuto sulla sua scelta. Ma la ragazza mentiva, sapendo di farlo, perché lei aveva già deciso. O avrebbe amato Rabi o sarebbe morta.


Il giorno seguente si alzarono e nonna e nipote si comportarono come se non fosse successo nulla. Tutto scorreva tranquillo. La calma sembrava essere tornata in quella casa, però, Salwa non si sentiva soddisfatta. In cuor suo sperava di aver convinto la nipote, ma non ne era poi così certa. Lo scorrere lento dei giorni sempre uguali sembrava darle torto… Passarono alcune settimane e poi un paio di mesi dalla notte delle confidenze. Fadwa sembrava tornata alla spensieratezza di molto tempo prima. Ma, Salwa non era convinta, avrebbe voluto sapere, ma si guardava bene dal fare domande alla nipote, nel timore di risvegliare il sentimento sopito. Tacque. Tacque. Tacque…


Il ricordo della figlia morta continuava a tormentarla. Non riusciva più a scacciare dalla sua mente i pensieri dolorosi che la soffocavano. Dalla notte in cui aveva raccontato la verità a Fadwa, non aveva più avuto pace. E avvertiva, sottile un timore oscuro….


Le sue sensazioni trovarono conferma un triste mattino. Si era alzata presto come aveva sempre fatto. Era scesa in cucina e poco dopo era stata raggiunta dalla nuora e da Selma, la nipote più grande. Erano visibilmente sconvolte. Subito non capì. Poi, un tremolio la scosse da capo a piedi. Trovò soltanto un filo di voce per domandare “Fadwa?”, Yusra scosse il capo in cenno di diniego e cominciò a singhiozzare, mentre Selma restava in silenzio. Pallida e tremante.


“Dov’è”, chiese ancora la nonna,


“Non lo sappiamo”, rispose Selma,


“Dobbiamo coprire la sua fuga e ritrovarla”, disse risoluta la nonna,


“Dovremo fare in fretta”, concluse Selma.


Si vestirono per uscire ed andarono a cercarla, ma non la trovarono.


Dovettero informare gli uomini della famiglia.


Aasim sembrò folgorato dalla notizia e con grande tristezza disse soltanto “La storia si ripete. Oggi come ieri perderò qualcuno che amavo”.


Per molti giorni non seppero nulla di Fadwa. Finché giunse un uomo a casa loro. Un forestiero. Diceva di aver viaggiato molto per trovare la loro famiglia e che portava una triste notizia.


Lo fecero entrare e sedere nella sala dove ricevevano le visite. Gli offrirono del te ed ascoltarono l’uomo “Ho incontrato due giovani. Ho offerto loro da mangiare e da bere. Mi hanno raccontato la loro storia. Si amavano e non potevano vivere l’uno senza l’altra. Mi avevano commosso, perché un amore così grande e così vero, io non lo avevo mai visto prima. Né mai più lo vedrò…. Mi chiesero di informare le rispettive famiglie se fosse successo loro qualcosa. Temevano di essere uccisi. Perché lui aveva disertato per fuggire con lei. E non potevano andare insieme, né da una famiglia, né dall’altra. Mi dissero “I tempi e le nostre famiglie non sono ancora pronti ad accettare l’amore fra una ragazza araba ed un ragazzo israeliano. Noi siamo pronti ad accettare il futuro che il destino, non il mio Dio o il suo, ma il destino, ci ha riservato. Ora siamo insieme e non abbiamo più paura di nulla”. Se ne andarono. Non passo molto tempo, quando sentii delle raffiche di mitra… Poi, il silenzio, corsi nella direzione degli spari… Vidi la loro jeep crivellata di colpi ed i loro giovani sorrisi spenti per sempre!






E' un racconto di pura fantasia... Ma il deserto ispira ...
















giovedì 19 luglio 2012

http://www.smashwords.com/books/view/48732

Sul sagrato della chiesa si ritrovano tutti i vecchi amici di un tempo. Quasi tutti, perché quello più affascinante è morto e loro sono lì per il suo funerale. Imbarazzi antichi fanno si che fra loro non scambino che poche parole, quanto basta per apprendere da Andrea, l’unico rimasto amico di Marco, quanto è successo in Brasile..


E' un giallo.... E' particolare... Leggetelo!!!!

lunedì 27 febbraio 2012

TORINO E DINTORNI

Torino, o ancor meglio i suoi dintorni, si presta a diversi tipi di tour, dalle montagne ai laghi, dalle colline alle dimore reali....

Se risaliamo la Val di Susa, incontriamo il lago di Avigliana e seguendo il nastro d'asfalto (la statale 24) che si srotola sino a raggiungere il lago di Serre Poncon  scopriamo una zona naturale fra le più romantiche e vivaci.
Il lago Piccolo di Avigliana non toccato dal turismo tradizionale perché nelle sue acque non si possono praticare sport, ha sentieri segnalati, dove si resta incantati a guardare i suoi canneti, in cui si nascondono anatre selvatiche e uccelli di palude, come svassi, alzavole e moriglioni.
Il silenzio ancenstrale è rotto solamente dai versi della fauna presente... Quasi un luogo incantato... e su questo lago di leggende ce ne sono state parecchie....
Fra l'altro pare, che queste zone fossero percorse dai Templari all'epoca delle Crociate...
Percorrendo la statale 24 si raggiunge il parco naturale del Gran Bosco di Salbertrand,
dove si snodano sentieri tra abeti rossi e bianchi, larici, pini cembrio e si possono incontrare cervi, caprioli e con un po’ di fortuna, si può vedere qualche esemplare di gipeto, l’avvoltoio-aquila.
Siti naturali di bellezza incredibile che sono punteggiati da monumenti, castelli, fortezze, chiese: la sagra di San Michele, la fortezza di Exilles (quella della maschera di ferro)....
Salendo ancora, incontriamo i siti Olimpici di Torino 2006, dove si sono disputate le competizioni su pista....
Da Sauze d'Oulx a Bardonecchia, da Cesana a Sestrieres (che in realtà è sull'altra vallata, la Val Chisone)...
Oltre la frontiera, dopo Monginevro, si prosegue sulla Rn 94, in direzione Briancon, verso la vallata della Durance ricca di fiumi e torrenti su cui è permesso praticare pesca, sport acquatici, dove sparsi qua e la si trovano numerosi campeggi, spiaggette e ristoranti, ma soprattutto, centri sportivi; infine si raggiunge il lago di Serre Poncon, meta favorita dagli amanti delle passeggiate nella natura.....
Ops.... Ma qui siamo già in Francia ed è tutta un'altra storia....

mercoledì 22 febbraio 2012

TORINO


Allora vi è piaciuta la gran Madre?
Uscendo dalla chiesa, che si affaccia sul Po, avete una vista bellissima...
Per arrivare alla riva del fiume, bastano pochi passi per attraversare corso Casale.
Su questo lato del fiume vi sono alcuni locali, per lo più ristoranti o club, un tempo circoli sportivi esclusivi....
Mentre sulla riva opposta, vi è una moltitudine di locali e localini, trendy e non, dove mangiare, più che altro spizzicare, bere e ascoltare musica....
Una rilassante passeggiata sulla riva del Po che costeggia corso Casale, permette di raggiungere Ponte Isabella, ed ammirare una delle zone residenziali più esclusive della città. La precollina, o meglio, Borgo Po.....
Da Ponte Isabella, risaliamo corso Dante e raggiungiamo via Madama Cristina e Via Nizza, la zona di San Salvario, oggi più tranquilla, e con molti ristoranti dalla cucina ricercata.
Risalendo via Nizza raggiungiamo Porta Nuova, la stazione Ferroviaria più importante della città, davanti a cui si estende Piazza Carlo Felice che da accesso a via Roma.
La via parallela è via Lagrange, una via commerciale, pedonabile, molto bella soprattutto d'estate, per passeggiare e fare shopping.
Non può mancare una sosta al Museo Egizio, secondo al mondo per importanza...
Tra i musei più interessanti nella zona, vi sono il Museo del Risorgimento, il Museo del Cinema, all'interno della Mole Antonelliana, poco distante...
Attraversiamo piazza Castello per raggiungere via Garibaldi, altra via molto interessante per lo shopping...
E verso sera raggiungiamo il Quadrilatero, così denominato, grazie alle vestigia romane ancora presenti...
Il posto è ideale per un aperitivo, un'apericena, una cena, bere qualcosa e fare due chiacchiere...
Prima di lasciare Torino è bene riuscire a visitare PalazzoMadama, il Gam ovvero il Museo di arte contemporanea ed il Museo dell'Automobile.....
Ma se il tempo a disposizione è più lungo, beh.... di cose da vedere ce ne sono moltissime...
Una visita al Parco del Valentino, con il suo Borgo Medievale è da non perdere....
La Basilica di Superga, con il monumento che commemora i calciatori del Grande Torino...
E soprattutto, il Duomo, che conserva la Sindone....
Ma facendo un tour, il tempo è sempre tiranno, ci sposta per avere un assaggio di tutto...
Proseguiamo.......





martedì 21 febbraio 2012

DALLA GUINEA IN ITALIA

Raccontare la Guinea Bissau è bellissimo, ma richiede un lungo tempo per descrivere i paesaggi, per dare la percezione dei profumi, dei colori, della vita che pulsa nel fango.... Ma non è finita.. Riprenderò il racconto e aggiungerò musica e immagini...
Ora voglio raccontarvi qualcosa di Torino... E chi non la conosce? Questa città barocca, prima capitale d'Italia, quasi da sempre considerata solo una città industriale, ritornata in auge come città turistica dopo le Olimpiadi Invernali del 2006...
Per raggiungerla, dipende da dove si parte, si può arrivare in auto, in corriera, in autopullman, in aereo.
Entriamo in città. Partiamo dal suo cuore. Piazza Castello. Che cosa colpisce di più? Qual'è il primo impatto di chi vede questa città per la prima volta?
Le piazze, grandi e immense, come in nessun'altra città italiana...
Al mattino abbastanza frenetiche, via vai di gente che lavora, al pomeriggio piene di gente a passeggio, verso sera, frotte di gente che finito l'orario di lavoro, riversa nei tanti locali per l'happy hour.
E l'happy hour a Torino è veramente degno di nota.... Sulle tavole imbandite trovi di tutto e di più...
E i prezzi? Concorrenziali! dagli 8 euro ai 15, bicchiere di vino incluso trovi prelibatezza di tutti i tipi, impiattate in modo artistico...
E dopo l'apericena che si fa? Due chiacchiere, e nove su dieci, in settimana si va a casa se si fa parte del target over 30, non dopo la mezzanotte. Cosa del tutto diversa dal giovedì alla domenica.
Il target under 30 invece prosegue la serata in qualche locale, dalla discoteca classica al locale di musica afro, o di musica indie....
Visitare chiese, monumenti e musei è d'obbligo.
Da piazza Castello si diramano via Decumano, oggi, via Garibaldi, un tempo così chiamata poiché parte dell'antico insediamento romano su cui sorge la città. Quindi via Roma, una delle vie più eleganti della città, sotto i cui portici si può fare shopping quando piove; via Po, una delle vie più affascinanti della città, con i portici, dove passeggiavano i reali a piedi quando volevano raggiungere il Po, il fiume che attraversa la città.
Oltrepassando il ponte troviamo la Gran Madre, una bellissima chiesa in armo bianco, a cui si accede salendo una lunga scalinata.....